Il Fattore Pirla, spiegato.
#6 iPuzzillanimi - La deriva collezionistica a volte sembra la caduta in un pozzo senza fondo. In realtà anche il collezionista può misurarsi e ambire al premio del più Pirla. In senso buono, eh.
Se anche tu hai un cugino collezionista, o quando fai una domanda sul collezionismo chiedi per un tuo amico, forse sotto sotto sai che questo numero de iPuzzillanimi ti riguarda da vicino. Allora getta la maschera e condividi questa newsletter: è gratis e parla anche un po’ di te.
Anche nel più intellettuale dei consessi, non passa giorno senza tentare una risposta alla più triviale delle domande: chi è il più Pirla tra noi? E la stessa cosa, non ci vergogniamo a dirlo, accade tra iPuzzillanimi. Consapevoli che quando usiamo l’aggettivo Pirla lo riteniamo un titolo altamente onorifico scevro da qualsiasi ombra di disprezzo.
In ogni caso, per poterci fregiare del titolo, assegnato con cadenza casuale da una giuria a caso con un sistema di votazione deciso in stato di ebbrezza, le azioni si sprecano: c’è chi versa del Barbera d’Asti nella scatola di Spirit Island al solo scopo di comparare lo spessore della nuova edizione cronometrando il tempo di assorbimento del liquido, chi prenota un weekend a Bora Bora per scattarsi un selfie sorridente con la scatola dell’omonimo Feld e chi, mai avaro di coraggio, gioca a Mombasa.
Messa così si capisce che la competizione è agguerrita e l’assegnazione rischierebbe di diventare una questione meramente soggettiva e di difficile arbitraggio. Perciò dopo attente riflessioni abbiamo definito il Fattore Pirla, ossia una metrica univoca che ci accomuna tutti e che può essere calcolata senza margine di errore né discrezionalità.
Il Fattore Pirla non è un tipico agricoltore di Voghera e anzi se è stata la prima cosa che hai ipotizzato leggendolo, scrivici, perché potresti essere un degno concorrente nell’assegnazione dell’ambito titolo onorifico.
Dicevamo, il Fattore Pirla è quello che gli anglosassoni definirebbero un KPI, (acronimo) e per teorizzarlo iPuzzillanimi ha dovuto scomodare tomi di statistica, analisi comparata e antropologia psicotica per giungere ai postulati che ne stanno alla base.
Veniamo alla definizione: il Fattore Pirla è quel fattore che stabilisce una correlazione emotivamente depressiva tra numero di giochi attualmente in collezione, numero di giochi non giocati in collezione e acquisti fatti. Esso dice che se al crescere del numero di giochi non giocati in collezione, continua a crescere in misura più che proporzionale il numero di giochi acquistati, l’FP sale.
Per calcolare il FP è necessario ricavare innanzitutto il Fattore Senso di Colpa (FSC) che sancisce il rapporto tra giochi posseduti giocati almeno una volta e giochi posseduti totali evidenziando due polarità: FSC=1 equivale a giocatore puro, all’opposto FSC >10 identifica il collezionista (fuori scala).
Di fatto, più possiedi giochi non giocati, più il senso di colpa si fa sentire (FSC cresce). In questi casi le scatole ancora nel cellophane ti guardano dallo scaffale, facendo riaffiorare herpes tra le chiappe da tempo sopiti.
La formula del Fattore Pirla mese per mese quindi si può calcolare come segue:FP = (# giochi comprati nel mese) * FSC
e dimostra che se sei pieno di giochi non giocati e pur tuttavia continui a fare nuovi acquisti, sei un P.I.R.L.A. (Persona Inutilmente Refrattaria a Limitare gli Acquisti).
Lo so, lo schiaffo è forte, ma è meglio prenderlo tra amici che dal partner che magari stai costringendo a vivere sacrificato in decine di metri quadri calpestabili in meno a causa della tua compulsione di acquisto e di accumulo. Pirla. In fondo l’accettazione della verità è il primo passo verso la guarigione e aver inscritto il fenomeno in una formula può chiarirtelo senza ulteriori costi.
PS. Per curiosità ho calcolato il mio FP di maggio e non va bene per niente. Eccolo:
• giochi in collezione: 368 (escluse espansioni)
• giochi giocati almeno una volta: 302
• giochi comprati a maggio: 9
• FSC = 368/302 = 1,2
• FP = 9 * 1,2 = 10,8
A volte è meglio non sapere. A volte l’ignoranza è puro istinto di conservazione. Dissimulando la malattia si sceglie consapevolmente di non voler guarire: accade quando il piccolo dolore conosciuto è più accogliente dell’incertezza del domani.
E tu smani di sapere qual è il tuo FP?