Dalle ceneri, una fenice.
#1 iPuzzillanimi - Ecco il numero uno della prima newsletter dedicata ai giochi da tavolo. Esce a dieci giorni dalla chiusura di Modena Play e si parla di caldo, editori avari e costi di una fiera.
Prima di arrivare al tema del giorno, due parole su iPuzzillanimi, una newsletter che tratta di attualità intorno ai giochi da tavolo.
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A dieci giorni da Modena Play proviamo a fare un riassuntone di tutto ciò che è stata questa fiera. Si è parlato di caldo asfissiante, costi esorbitanti, dimostratori mal pagati, editori ignavi e avari di offerte. Come sempre lo show ha incluso tre categorie di appassionati: gli entusiasti, gli insoddisfatti e i brontoloni in pantofole (principalmente sui social network). Ma andiamo con ordine.
Premessa su Play
Incipit doveroso da chi come iPuzzillanimi non è proprio di primo pelo alle fiere, sparandosi almeno Modena ed Essen tutti gli anni, più altri eventi minori. Modena Play è una bella fiera: se fosse una città si direbbe che è a misura d’uomo, significa che non ti sfianca camminarci dentro, non sgomiti senza sosta, non devi fare code chilometriche per mangiare o per giocare, né file per parcheggiare. Tutto è dannatamente a misura. Pur restando una fiera piccola e molto frequentata, la concentrazione di persone non è mai oltre l’orlo della decenza. Si affronta bene.
E’ una bella fiera perché è una fiera in cui tendenzialmente si compra poco, ma si gioca assai. E’ una fiera in cui puoi decidere di andare quasi last minute (a meno che non pensi di arrivare dalla Calabria e fartela in giornata), perché bene o male puoi trovare un alloggio senza doverti muovere con mesi di anticipo. Play è una bella fiera perché è il classico appuntamento nostrano, con gli amici che vedi tutti i giorni, quelli che ti trovi a salutare al volo perché fanno apposta una toccata e fuga magari dopo una levataccia e partenza da Roma alle 4 di mattina con rientro in nottata e quelli che ritrovi al tavolo di osteria mentre condividi gnocco fritto e tigelle. In mezzo ci stanno i 4-5 volti noti che si aggirano scattandosi foto con i fan e bene o male pure se sei alla tua prima partecipazione puoi fermare il tuo youtuber preferito per un selfie, oppure farti prendere per mano dai Goblin e sederti al tavolo con sconosciuti e finire amici. Insomma la cornice casalinga rende questa fiera domestica un appuntamento ricorrente che all’atto pratico difficilmente può deludere.
OK, ma qual è stato il problema di Play 2022?
Enumerati i pregi, veniamo alle abbondanti discussioni che hanno accompagnato l’edizione 2022: la critica più diffusa ha riguardato il caldo. Fa quasi ridere, perché lamentarsi del clima è da boomer, ma sta di fatto che l’aver posticipato le date di fiera a fine maggio ha costretto tutti a fare i conti con temperature inattese e un paio di padiglioni dove l’aria condizionata era totalmente assente, mentre soltanto insufficiente nei due principali (A e B). Si sudava e per chi era dimostratore ai tavoli come iPuzzillanimi è stato impossibile non pezzarsi data l’umidità e, dunque, non calarsi dal naso anche la mitica FFP2 per provare a respirare.
La seconda critica ma che bene o male si può applicare a tutte le edizioni è che quasi nessun editore si presenta con una novità a Play. Quest’anno quello che forse ci si è avvicinato di più è Cranio Creations che si è tenuto in caldo Ark Nova nei magazzini, per fare il day one di vendita direttamente in fiera a prezzo pieno (80 bombe) con sommo gaudio dei rivenditori online che hanno dovuto venderlo con forti sconti dopo la fiera (Ibs.it è andata in sconto di quasi il 30% a 4 giorni dalla chiusura della fiera). Ma Ark Nova non era una vera e propria novità, in quanto il gioco in inglese e tedesco circolava già da ottobre (Spiel ‘21). La novità semmai era la vendita dell’edizione italiana.
Infine la terza critica ha riguardato l’assenza di offerte esclusive, un leit motiv ormai logoro. Ok, ma quest’anno di più. Davvero, Asmodee non è stata all’altezza di raccogliere il testimone dei fasti della vecchia Asterion Press (ricordate le rotture di stock di Russian Railroads a 10 euro? per dire). Mentre l’outlet Giochi Uniti alle 11 di mattina del primo giorno di fiera era ancora senza corrente e poi quando ha aperto è stato immediatamente chiaro che fosse una perdita di tempo restarci dentro. Cranio Creations e Tesla Games (stand Red Glove) ci hanno provato con qualche buon pezzo, alias oneste promozioni, ma nessun sottocosto. Pure rivenditori notoriamente straccia-prezzo come Dal Tenda in fiera non hanno osato, riservandosi spazi ampi ma nessuna offerta reale, niente che meritasse attenzione né passaparola, oltre all’aver concepito un sistema per verificare i prezzi che necessitava di installazione di app proprietaria e scannerizzazione via cellulare dei codici a barre (sic!). Follia.
Veniamo al vero problema
Ora, l’assenza di novità e il trend decrescente di vere offerte non è un fatto imprevisto per Modena Play, l’unica originalità fin qui è stato il caldo. Tuttavia tra le varie contestazioni quella che meriterebbe spazio e dibattito e su cui forse si dovrebbe seriamente ragionare ha riguardato i costi non sostenibili per il nucleo familiare medio. In altre parole si lamenta che Play ‘22 presentasse un conto salato alla famiglia che avesse voluto concedersi un weekend di gioco, aspetto che non qualifica più questa fiera come un evento di diffusione e promozione del gioco dedicato perlopiù alle famiglie, come invece potrebbe o dovrebbe essere.
Sul web a fioccare sono stati i conti. 13 euro al giorno per il parcheggio, ingresso circa 20 euro a persona, se a questi costi sommassimo eventuali spese di benzina e caselli e magari anche un hotel (mediamente 60 euro a testa a notte), si rasenterebbe l’elitarismo. Ha senso questo costo per una fiera in cui comunque l’ingresso non è altro che una esposizione di prodotti per la vendita al consumo? E d’altro canto oggi andare al cinema a una famiglia di tre persone costa già più di 40 euro, per due ore di intrattenimento, quindi come la mettiamo? In questi casi una vera risposta potrebbe non esserci.
Allora si può provare a dibattere per capire la vera identità di questa fiera, che iPuzzillanimi ritiene sia ancora ampio appannaggio di nerd e appassionati. E in fondo la mappa della fiera una risposta la fornisce già: le aree per famiglie e più piccoli sono comunque minoritarie e sempre più relegate ai margini dell’area espositiva. I ragazzi presenti, semplicemente, non vanno insieme alla famiglia.
Il premio per la polemica più sterile
Dulcis in fundo, accanto alle critiche legittime c’è spazio per la polemica. La più sterile, scattata peraltro una settimana prima dell’inizio della fiera, quest’anno verteva sui compensi di alcuni dimostratori. Una polemica nata su Facebook, dove si è parlato di compensi non adeguati per chi dimostra e che ha diviso addetti ai lavori e occasionali, su tematiche come la dignità e il dettato costituzionale della nostra beneamata Repubblica fondata sul lavoro (nel giorno della Repubblica lo spirito istituzionalista merita una citazione).
I luoghi comuni sono andati in scena più o meno tutti: da una parte chi ha sostenuto le ragioni imprenditoriali degli editori che in una fiera come questa a fatica coprono i costi pubblicitari per esserci e quindi trattano su tutto, in primis coi dimostratori; dall’altra parte della barricata i sedicenti dimostratori, perché in fondo sui social non si lamenta mai chi effettivamente lo farebbe di mestiere, ma chi vorrebbe farlo dietro congruo compenso e infine, oh, deve suo malgrado rinunciare. E magari se ne sta proprio a casa.
La discussione è deragliata sui contratti di prestazione occasionale, fino al teatro dell’assurdo di domande come: beh ma se dimostri giochi da tavolo e ti diverti vuoi essere anche pagato? E allora i porno-attori? E mancavano giusto i marò.
Ebbene la sintesi è che i dimostratori in cui iPuzzillanimi è incappato a Play 2022 mediamente hanno offerto medietà, con alcuni sceltissimi e fulgidi esempi di dimostratori bravi, fino a picchi, al contrario, di analfabetismo ludico. Che poi di norma la maggior parte dei dimostratori assoldati a 50 euro a giornata finiscono a leggersi regolamenti in poche ore offrendo poi una spiega quasi mai all’altezza.
Anche qui nessuna vera novità: s’è fatto come ogni anno, qualche volta leggendosi il regolamento da sé, altre volte forzando dialoghi maieutici e cercando di dedurre e insieme estorcere regole corrette a dimostratori impreparati, messi lì da editori che avrebbero l’obiettivo di rendere accessibile a tutti un proprio gioco. Dramma e facepalm finale. Ma anche questa è un’esperienza da raccontare.
Per questo varrà la pena tornarci.