Un gioco in cui... [truncated].
#14 iPuzzillanimi - Dove si parla del gioco che ha messo in crisi il limite di caratteri del database di BGG riassumendo il suo regolamento nel titolo.
Se anche tu ci hai messo molto a fare zapping prima di sintonizzarti sulla newsletter de iPuzzillanimi e ora vorresti condividerla con soddisfazione con gli amici, qui il tasto per farlo comodamente dal divano:
Nel mio zapping quotidiano su BGG sono attirato da una nuova geeklist in homepage: qual è il gioco da tavolo con il titolo più lungo al mondo?
Il mouse passa più volte sopra al link, distrattamente, mentre i miei pensieri giocano con i primi titoli che emergono nel mio conscio: …and then we held hands? al tempo sembrava assurdamente lungo.
O anche Escape from the alien in the outer space?
Dopo qualche attimo ancora di esitazione arriva questo titolo:
1億6千万円ぐらいの借金をかかえた不幸そうな女顔の執事を、ひきこもりぎみのチビなお嬢様や、完璧超人の生徒会長やら、年上の優秀なメイドさん、ハムスターなオーラーの普通の女子高生たちで奪い合うゲーム。女装もあるよ ("Un gioco in cui un maggiordomo donna dall'aspetto infelice, con un debito di circa 160 milioni di yen, è conteso da una giovane donna piccola e riservata, un rappresentante ideale del consiglio studentesco supereroe, una cameriera di classe un po' più anziana e una normale liceale con l'aura di un criceto. C'è anche del travestimento”).
Descrizione: un semplice gioco di carte “pull the joker”.
Si noti che la entry su BGG è troncata, per eccedenza del limite massimo sui caratteri del campo titolo (ma dai?).
Ma il vero punto è: che cosa può spingere un autore a descrivere, in pratica, il contenuto dell’intero regolamento nel titolo? Cosa può spingerlo a svelare tutte le sue carte già dalla scatola? E ancora, quanto dev’essere grande la scatola per contenere il titolo? Sorgono domande a milioni, mentre provo a immaginare da quale emozione doveva essere pervaso l’autore quando del gioco, per la pubblicazione, mancava appunto solo il titolo.
Tutte le ipotesi fanno capolino.
Fantastico su quest’omuncolo alla sua prima pubblicazione, insicuro del suo prodotto e della sua creazione, che per timore dell’invenduto propone un titolo didascalico al suo pubblico. Tipo che Rosenberg, ultimato il suo capolavoro ma incerto sulla ricezione del mercato, lo chiamasse “Famiglie simpatiche in gradevoli casupole di legno allevano cinghiali in bucolici pascoli recintati e crescono ortaggi tondeggianti per arrivare a fine giornata con un ottimo piatto di minestra sul tavolo. Ah, e copulano pure!”
L’autore doveva essere un entusiasta, un panzone in canottiera dalla faccia rubiconda traboccante di passione per il suo pupillo, al punto di volerla trasmettere tutta subito, come fosse un raviolo di verdure di dimensioni spropositate da ingoiare d’un pezzo senza masticare. E immagino Martin chiamare AuZtralia: “Ferroviario cooperativo ma anche competitivo con carte ma anche selezione azioni e raccolta risorse e combattimento ma anche bassa interazione ambientato in un teatro di guerra realistico dove emergono Grandi Antichi e perché Friese usa sempre la F nel titolo e io tiè ci metto la Z a caso che anche se non c’è nel mio nome vedrai che tira”.
Che sia forse un mercante? Un venditore da quattro soldi tutto materiali e niente gioco che espone la mercanzia nel Suq e ti insegue con il titolo fino a che non cedi esausto all’acquisto… Penso a Jamey Stegmaier e a tutti i suoi giochi, talmente bravo che per vendere Wingspan non avrebbe nemmeno bisogno del titolo: “Palloso gioco di carte lunghissimo e scarsamente strategico che parla di uccelli in cui ho inserito (per alzare il prezzo) inutili token a forma di uovo multicolore di cui non potrai più fare a meno e un nido di upupa in scala 1:1 per lanciare i dadi”.
Purtroppo o per fortuna le mie fantasie rimarranno tali, in quanto dell’autore (Ayumo Suzuki) o del suo possibile alias (Ayumu Kitazaki) non c’è traccia alcuna sul grande net. In fondo, mi piace pensare che proprio ora ci stia leggendo, con stampato sul viso un sorriso buffo ma gentile.
Ce l’hai fatta, amico.