Una pezzuola bagnata su: PAX PORFIRIANA.
#18 iPuzzillanimi - L'impacco umidiccio che ogni fanboy dovrebbe passarsi sulla fronte, oggi su Pax Porfiriana: il primo Pax, il vero Pax, lunga a vita a Pax.
Se hai apprezzato la prima pezzuola, e pure la seconda, condividi con un disgraziato questa terza e la rivoluzione sarà valsa a qualcosa. Please, share!
TITOLO: Pax Porfiriana
AUTORE: Zio Phil, l’ingegnere aerospaziale esperto di rocket science, ma che ha trovato di meglio da fare che progettare razzi per vivere
CORREVA L’ANNO: “Torni subito a bordo, cazzo!”, notte tempo Schettino avvistava l’isola del Giglio e da romanticone un po’ selvaggio parcheggiava in doppia fila e scendeva a farsi un giretto mentre 4.400 persone a bordo lo aspettavano leggermente incazzate
SEDIMENTAZIONE: variabile in base all’umore, se ti sembra che Diaz abbia governato un tempo giusto è perché eri dalla sua parte
PROFESSIONALITA’ RICHIESTE: 6 malavitosi, pupari di diverse mafie locali, una società imperniata sul culto del latifondo, tanti militari mal equipaggiati e una prigione usata ad arte per dirimere con la legge la lotta tra bande
ESEGESI DEL TITOLO: dal latino, letteralmente Pace Porfiriana. Quel periodo tranquillo e pacifico durato 30 anni, dove si stava bene quando si stava peggio
SINOSSI
Un bibliotecario illuminato che aveva studiato da teologo e giurista, nel 1876 prende il potere in quel casino chiamato Messico. Da questo momento, 6 malavitosi locali cominciano, ognuno a suo modo, una lotta serrata di alleanze e ritorsioni per capovolgere il porfiriato. Ma per destituire Diaz, ex buonuomo ora colonnello abbastanza affezionato alla poltrona occorrono alleanze forti: quand’ancora l’idea trumpiana di muro neppure era in embrione l’alleato più prossimo a cui pensare è l’America (nella persona del Presidente Roosevelt), il secondo la Chiesa Cattolica (perché neppure il cartello ne può fare a meno).
Infine come figure di sfondo in un affresco, in ordine di apparizione si aggregano per la fotografia di rito: polizia, paisanos e rivoluzionari locali da usare alla bisogna e poi gettare nel secchio arrivati al momento giusto. Fin qui è tutto come nelle migliori tradizioni rivoluzionarie.
Ma è qui che la storia prende un’altra piega: questo ecosistema complesso di personalità corrotte, assassini, estorsori e haciendados ha anche uno sviluppo geografico: Chihuahua, Sonora e America sono i tre distretti nei quali si consumano accentramenti e distruzioni di ricchezze, e fattorie e imprese se ne stanno lì, ciascuna nel loro angolo di mappa ad attendere pazienti saccheggi e liberazioni, mentre le truppe si trovano a viaggiare su strade da percorrere a dorso di mulo o via ferrovia, arrivando spesso a serrare i ranghi a festa finita e cose già fatte.
C’è realismo in questa Storia, direte voi. No, come nelle fasi più critiche e propizie raccontate sui testi scolastici, i destini degli uomini sono affidati a una mano di carte. Qui puoi avere Pancho Villa dalla tua, ma solo se sta passando di lì e te lo puoi permettere, altrimenti Pancho Villa non sarà mai esistito. Idem Emiliano Zapata.
Le ferrovie sono cubetti, le estorsioni sono dei dischetti che sulle aziende si appoggiano e ci restano come tarli su un mobile d’antiquariato.
E intanto che le rotative continuano a stampare titoli altisonanti, mentre Diaz promulga leggi favorevoli a una qualche fazione e contrarie alla logica del consenso, i 6 potentati si arrabattano in un macello sotto al sole che noi tutti chiameremo per puro comodo storia messicana. E la compagnia di attori, inclusi i 6 al tavolo, si muove scandalosamente a vista: qui costruisco una ferrovia, lì mando un assassino, poi intanto che aspetto l’intervento US mi auto-saboto questa hacienda istituendo un governo fantoccio e raccolgo un soldino…grazie…mentre nel farlo trascolora ogni ideale e fedeltà a una linea strategica, perché se la Storia ci ha insegnato qualcosa è che si vince tatticamente, con una botta al cerchio e una botta alla botte, quando serve assestarla.
Così in questo casino, ben rappresentato dal fatto che ogni carta viva di grafica propria, con un abbinamento artwork e lettering proprio, tutto scritto e tutto da leggere (220 volte come gli esemplari inclusi nella scatola) ciò che si agisce contribuisce a raccontare un plot surreale, pur restando materialmente astratto come cubi e dischetti.
SPOILER: alla fine Porfirio Diaz muore. E se non è stato destituito, è andato in pensione. Le elezioni libere non esistono. Evviva!
ALTRO SPOILER: la prima edizione ha la scatola piccola che puoi buttare via appena imbusti le carte. La seconda (deluxe) invece contiene un tableau vero. Tra le due la grafica delle carte non cambia, quindi stai sereno. Allora: davvero vuoi mettere avere in mano il capostipite della serie PAX in scatola idonea? Piglia la deluxe
COLONNA SONORA: Messico e nuvole di Paolo Conte
SI ACCOMPAGNA CON: spezzatino di manzo piccantissimo e un litro di margarita in caraffa rinunciando al bordo salato, per un abbinamento popolare e insieme snob come le due anime del gioco.